Roberta Castelli e l'estero come ricerca di sé
Roberta Castelli è una giovane expat con un percorso singolare e intenso, segnato dal coraggio e la voglia di rimettersi sempre in gioco. Non solo: la nostra ospite è anche una scrittrice e blogger molto seguita. Ecco la sua illuminante testimonianza:
Roberta, la tua storia è molto particolare. Sei
siciliana, hai vissuto molti anni a Milano, poi in Toscana, quindi sei
ripartita per stabilirti in Germania, ma una volta lì…cos’è successo?
Ciao e grazie per questo
spazio che hai deciso di dedicare alla mia storia. Sì, diciamo che ho girato
parecchio. Tutto è iniziato, come racconto approfonditamente nel mio libro Eppure me l'avevano detto - da
un malessere che ho sempre coltivato quando vivevo in Sicilia, una terra che
amavo ma che mi stava stretta, molto stretta. Avevo quasi 20 anni quando sono
partita per Milano, dove ho vissuto dieci anni.
Altri tre li ho trascorsi a
Pistoia, in Toscana, città bellissima nella quale mi sono anche sposata. La
Germania è stata un’occasione inaspettata che abbiamo deciso di cogliere senza
indugio, e inizialmente andava tutto bene. I fattori che man mano hanno
iniziato a ledere quell’esperienza sono stati diversi, proverò a riassumerli.
Vivevamo in un paese di 3000 anime in mezzo ai boschi. Bellissimo certo, ma a lungo andare la vita può diventare
molto noiosa, soprattutto se sei ancora relativamente giovane e hai bisogno di
stimoli nuovi.
La nostalgia dell’Italia ha giocato a nostro svantaggio. Era il primo espatrio, in un paese sperduto dove la gente era di mentalità poco aperta e noi forse eravamo poco predisposti a inserirci in un contesto così ristretto.
La nostalgia dell’Italia ha giocato a nostro svantaggio. Era il primo espatrio, in un paese sperduto dove la gente era di mentalità poco aperta e noi forse eravamo poco predisposti a inserirci in un contesto così ristretto.
"Scopri che esistono tantissime culture, tutte diverse tra loro, e che il concetto tipicamente nostrano di essere i migliori in ogni cosa è sbagliato."
· Limiti mentali. Questi hanno avuto un
ruolo decisivo nella nostra sciagurata scelta di rientrare in Italia. Vivendo
all’estero impari man mano ad aprirti al mondo, a vedere la gente con occhi
nuovi. Scopri che esistono tantissime culture, tutte diverse tra loro, e che il
concetto tipicamente nostrano di essere i migliori in ogni cosa è sbagliato. Ogni popolo ha dei pregi e dei difetti, ma spetta a noi lo sforzo maggiore
quando decidiamo di farci accogliere da un’altra nazione. Non ho capito subito
che stavo commettendo un errore, è una cosa che ho scoperto rientrando in
Italia, quando sopra ogni immaginazione ho sentito fortemente la mancanza
dell’estero e ho iniziato ad apprezzare quello che avevo perso, anzi, quello a
cui avevo rinunciato. Quando dicono che viaggiare ti cambia dentro è vero, la
Roberta che ero prima non esiste più.
Tra tutti i posti in cui hai vissuto, quale porti maggiormente
nel cuore e perché?
Rispondere a questa
domanda è semplice. Porto maggiormente nel cuore Vienna, la città in cui
attualmente vivo e che si è fatta amare dal primo momento.
"Un punto fermo in comune però c’è, e tendo sempre a sottolinearlo; la
conoscenza della lingua tedesca è essenziale."
Quali sono le differenze che ti hanno colpito di più
tra Germania e Austria? A un italiano che vuole trasferirsi in un Paese
germanofono quale dei due consiglieresti e perché?
Non è semplice rispondere
a questa domanda perché si rischia sempre di generalizzare. In Germania vivevo
in un paese piccolo e di mentalità chiusa, in Austria vivo a Vienna, una città
talmente ricca di stranieri che a volte mi chiedo se siano rimasti degli
austriaci. Fare il paragone è difficile.
Indubbiamente, per chi non ha
particolari referenze, è consigliabile la Germania, offre più occasioni e spesso
ha minori pretese. Per quanto riguarda invece il rapporto umano con la gente,
non cambierei Vienna per nessuna ragione al mondo. Un punto fermo in comune
però c’è, e tendo sempre a sottolinearlo; la conoscenza della lingua tedesca è
essenziale.
Hai scritto un libro che narra la tua storia e il cui
titolo è emblematico: “Eppure, me l’avevano detto!”. Cosa ti avevano detto?
Sì, come anticipato prima
questo libro parte dalle origini, ogni partenza, per quanto azzardata possa
sembrare, arriva da lontano. Dalla nostra infanzia, dalle nostre esperienze, da
tutte le cose che abbiamo malvolentieri accettato e che improvvisamente non
siamo più disposti a tollerare. Cosa mi avevano detto?
"La ricerca di noi stessi non è un percorso
semplice e continuo a pensare che l’immobilismo annienta l’animo delle persone."
Tante, tantissime cose,
infinite raccomandazioni che io ho sempre ignorato. L’origine del mio malessere
è pregno dei profumi della Sicilia, il racconto di quei giorni fa capire quanto
a volte sia necessario partire, pur sbagliando, pur soffrendo, anche se siamo
costretti a lasciare un pezzo di cuore oltre il mare. La ricerca di noi stessi
non è un percorso semplice e continuo a pensare che l’immobilismo annienta
l’animo delle persone, le spegne lentamente, le consuma come si consuma la cera
in una candela.
Se potessi tornare indietro, cosa rifaresti
assolutamente?
Rifarei mia figlia,
risposerei mio marito e andrei a vivere a Vienna!
Grazie per questa intervista e buon lavoro!
Eppure me l'avevano detto, di Roberta Castelli, su amazon. |
Foto di Roberta Castelli
Roberta è fantastica!!!
RispondiEliminaMa grazie! Anche tu lo sei! :-)
EliminaVero, concordo!
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